Una riflessione dopo le elezioni regionali

Di Tiziano Conti

Se in Calabria l’affluenza ai seggi per le elezioni Regionali è stata superiore, seppur di poco, di quella in Emilia -Romagna, dove l’astensione è arrivata al 60%, c’è un problema. Sbaglia chi minimizza, chi parla di dato fisiologico, chi punta il dito sullo scarso senso civico. Sbaglia chi, comodamente, scarica le colpe sul Governo e sulle sue politiche (e magari è la stessa persona che in una precedente esperienza si è affrettata a dire che il voto sul territorio non riflette le politiche nazionali). 


Certo, ci sarà anche questa causa, tre le altre, ma non è stata sufficiente a impedire il passaggio della Calabria dal centrodestra al centrosinistra. In Emilia Romagna, regione dei record di partecipazione, questo record di astensione pesa. Non bisogna girarci attorno, basta chiedere in giro e si scoprirà facilmente che è stata una protesta. Una protesta che non si è tradotta in voti per le liste antagoniste del Pd solo perché mancava un Guazzaloca autorevole e credibile, che parlasse all’elettorato “moderato di centrosinistra” con una comunicazione rassicurante.

Il Pd ha adottato una comunicazione classica, orientata alla conservazione, consapevole delle difficoltà che da tempo si inanellano come gironi infernali in un gorgo che risucchia consensi: prima la condanna di Errani, poi la questione dei rimborsi spese (che però riguardano tutti i partiti), poi la questione Hera, sollevata dalla trasmissione Report e infine il “giallo dei semafori” sequestrati nell’imolese.

La vincitrice morale è la Lega Nord, che diventa secondo partito in Regione dopo una campagna d’assalto e capillare, ben amplificata dai contestatori, facendo un uso sapiente dei social media e dei media tradizionali. Il Carroccio ha preso voti a destra e a sinistra con una campagna eticamente discutibile che ha fatto leva sulle paure e in particolare sul problema della sicurezza che il centrosinistra appare non affrontare, con la stessa determinazione, su tutto il territorio regionale.

La crescita da 2 a 5 consiglieri attenua appena la delusione dei Cinquestelle i quali, pur avendo anche ottime ragioni, continuano a sbagliare la loro comunicazione, ripetendo gli stessi errori delle campagne precedenti, marcando la loro diversità in modo talmente esasperato da apparire snob (non vado in tv, gli elettori sono dei pecoroni, è colpa del voto degli anziani, i giornali ci osteggiano e via dicendo scaricando altrove le responsabilità dell’insuccesso). E’ risaputo che all’elettorato gli snob non piacciono, decenni di storia di certa sinistra lo dimostrano.

Ora per chi governerà da via Aldo Moro si apre una stagione difficile. In Emilia Romagna c’è da ricostruire con i fatti e con la trasparenza un rapporto con le persone deluse e con il mondo delle imprese. Bonaccini , erede di Errani, per cominciare ha promesso di risolvere il problema delle lunghissime liste di attesa nella sanità , che sono inaccettabili per una popolazione esigente, abituata nei decenni ad alti livelli di servizi.
Vedremo se lo farà davvero.

Tiziano Conti

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