Non faremo prigionieri, inizia l’era Trump

Lunedì 20 gennaio, Donald Trump è diventato ufficialmente il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Se dovessimo condensare in due parole i suoi discorsi e i suoi primi atti, la frase che sembra più calzante sarebbe: “Non faremo prigionieri”.

Un minuto dopo aver giurato, ha voluto umiliare gli sconfitti, descrivendo l’America che gli lasciano Joe Biden e Kamala Harris come un luogo in preda al declino, all’anarchia e ai nemici, e bisognoso di una “età dell’oro” che da ieri, assicura, avrà inizio. Eppure eredita una nazione che non solo ha sventato il minacciato sorpasso cinese, ma vive un momento di sviluppo con pochi precedenti sul piano economico.

Donald Trump si considera investito da un plebiscito senza precedenti, e non di essere il leader di un Paese spaccato (il 49,9% ha votato per lui, il 48,4 per Harris). Gli avversari tremano al pensiero che la sua leadership punti in realtà a schiacciare ogni lascito progressista, a spacciare ogni diritto come un abuso, a compromettere decenni di battaglie e di conquiste. A giudicare dalle intenzioni espresse e subito in via di attuazione in ogni campo: inclusione, giustizia, migranti, energia, ambiente, tasse, rapporti con il mondo sembrano le basi del suo lavoro.

Ieri stesso ha firmato una cinquantina di “Ordini esecutivi” (che hanno la potestà della legge) per il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima, la grazia a centinaia di persone coinvolte nell’assalto al Campidoglio del 2021 e portato gli USA fuori dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel suo secondo mandato Donald Trump vuole imporre una svolta radicale all’America in molti campi e nel discorso pronunciato subito dopo il giuramento ha giustificato le forzature di norme, prassi e rapporti istituzionali che vuole compiere. Testuali: “La mia vita è stata salvata da Dio affinché io faccia di nuovo grande l’America” e “Gli elettori mi hanno dato un mandato per capovolgere totalmente l’orribile tradimento subito da tutti noi, restituendo ai cittadini fiducia, benessere, libertà e democrazia”.

Insomma, se quattro anni fa Trump aveva tragicamente dimostrato di non saper perdere, incitando alla rivolta la folla dei suoi fan, stavolta – in una delle sale devastate in quel giorno drammatico – si è vendicato di quella sconfitta totale, nei voti e nell’onore, dando l’impressione di non saper vincere, cioè di voler piegare l’altra America alla sua.

E’ stato portato alla Casa Bianca dai “poveri cristi” delle zone più arretrate del paese, ma ora è forte dal suo legame senza precedenti con gli uomini più ricchi del mondo, che ieri lo applaudivano a pochi passi da lui.

In poche parole, ci conviene riflettere se la democrazia come l’abbiamo sempre immaginata sarà ancora il faro che illuminerà gli Stati Uniti, o se stia avanzando un nuovo sistema fatto di provvedimenti rapidi e “uomini illuminati, ricchi e potenti” che decideranno per tutti gli altri.

Come ci ricordava Winston Churchill “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”: forse qualcosa potrebbe cambiare.

Tiziano Conti

Foto Wikipedia Di Daniel Torok – 2025, Foto ufficiale della Presidenza

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