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Ci sarà ancora speranza a dicembre del 2024?

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La possibilità che Donald Trump torni alla Casa Bianca sta spingendo i leader del mondo verso una posizione di “attesa”, ritardando il più possibile scelte cruciali. Tutto è rimandato a novembre 2024: quando l’America avrà scelto il suo nuovo presidente. Una fase di studio per non essere colti impreparati da un eventuale ritorno di “The Donald”.

Non si è ancora assicurato la nomination del suo partito, però Trump sta già influenzando gli scenari geopolitici globali.

Ebbene, nonostante Trump abbia per ora vinto solo i caucus in Iowa (martedì 23 è attesa la prova del nove in New Hampshire), le sue posizioni estreme sono tali da avere già un importante impatto psicologico sul mondo. Il caso più evidente è quello del presidente russo Vladimir Putin: la recente situazione di stallo sul terreno aveva fatto aumentare le speculazioni sulla sua disponibilità a porre fine alla guerra in Ucraina. La possibilità di un ritorno di Trump, con le sue posizioni fortemente anti-Nato (solo per dirne una) farà sì che la guerra durerà tutto il 2024. Prova ne sia che negli ultimi giorni Putin ha di nuovo alzato i toni dello scontro. L’attesa potrebbe fargli ottenere condizioni, più vantaggiose di qualsiasi cosa oggi possa ottenere dalla Casa Bianca di Joe Biden.

Le speranze di Putin sono oggi i timori degli alleati dell’Ucraina in Europa, che cominciano ad avere paura di essere lasciati soli: un tema molto dibattuto al Forum di Davos in questi giorni.

L’ex consigliere di Trump alla Sicurezza Nazionale, John Bolton, nel suo libro “The Room Where It Happened” (Il luogo dove i fatti accadevano, non uscito in Italia) ricorda che Donald lo disse chiaro: “Non me ne frega niente della Nato”.

L’ombra lunga di Trump si è fatta sentire anche al più recente vertice sui cambiamenti climatici Cop28, conclusosi poche settimane fa a Dubai. Dove i firmatari hanno di fatto aumentato e non ridotto l’uso dei combustibili fossili, anche pensando a un eventuale cambio della leadership a Washington e al ritorno del presidente che fra le sue prime mosse volle uscire dal protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici.

Sconvolgimenti riguarderanno anche il commercio globale. Un secondo mandato di Trump significherà infatti un nuovo ordine (o disordine) anche in tal senso. Nel 2017 si ritirò dal Tpp, l’accordo di partenariato transpacifico, nel suo primo giorno in carica. Trump impose poi dazi del 25 per cento su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Trump, in questi giorni si autodefinisce già “Tariff Man”, l’uomo dei dazi. Promettendo di imporre una tassa universale del 10 per cento sulle importazioni da tutti i paesi e di allinearsi a chi impone tasse elevate sui beni americani, promettendo “occhio per occhio, dazio per dazio”. Una nuova aggressiva sfida con la Cina è dunque già all’Orizzonte e il Dragone, dicono gli analisti, si sta già preparando.

Trump ha annunciato come primo atto del primo giorno della sua prossima amministrazione, una nuova “chiusura del confine”. E anche “il raduno di milioni di stranieri illegali attualmente negli Stati Uniti” per quella che già lui descrive come “la più grande operazione di deportazione della storia americana”. Una prospettiva che ha messo già in allerta gli attivisti dei diritti civili.

Ci sarà ancora speranza di trovare una soluzione ai problemi del mondo, che in questo momento – come tutti vedono – sono davvero tanti, a dicembre del 2024?

Tiziano Conti

Nella foto Wikipedia: cartina USA di Luigi Chiesa

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