Nei giorni scorsi è capitato uno di quegli incontri che ci aiutano a sperare come ci sia speranza per un futuro positivo della nostra vita, come per tutto il genere umano: in questo inizio 2024 ne abbiamo veramente bisogno, con tutti i “cigni neri” che si stanno profilando all’orizzonte.
Alla casa-famiglia Emmaus, a due passi dall’aeroporto di Elmas, Cagliari, si sono incontrati Gianfranco Zola, già calciatore con un trascorso importante (Napoli, Chelsea, nazionale italiana) e Fabrizio Maiello, l’uomo che voleva rapirlo: “Gianfranco entrò in un distributore a far benzina. Gli andai incontro, avevo la pistola dietro la schiena. Lui sorrise, io rimasi di sasso e gli chiesi l’autografo”.
Commossi, stretti da un lungo abbraccio. Quasi imbarazzati e increduli. Un “come stai?” farfugliato a denti stretti. Hanno assistito e promosso questo incontro i capitani delle nazionali di calcio dei sacerdoti e delle suore, don Walter e Suor Silvia.
Le mani di Fabrizio e Gianfranco si stringono più volte. “Grazie, Gianfranco, grazie!” ha detto tra le lacrime Fabrizio. “Poterti abbracciare e chiedere scusa, era il mio desiderio più profondo. Mi hai aiutato a capire che stavo sbagliando, che da quella vita dovevo uscirne”.
Zola gli ha sorriso: “Sequestrarmi non ti sarebbe convenuto, a quei tempi mangiavo come un lupo!”.
Gianfranco Moro, assicuratore, amico di Zola e ottimo difensore nella Nuorese quando vi militavano insieme, recupera un pallone che Gianfranco firma.
Fabrizio da ragazzino era un bravo calciatore che poteva sognare una carriera importante, prima lo stringe poi lo mette sulla fronte. Si inginocchia, fa “la foca”. Il pallone sta fermo, pare incollato. Gianfranco, applaude.
Fabrizio è noto per aver palleggiato senza che la palla cadesse per oltre un’ora di fila per le strade di Reggio Emilia. Adesso, sogna di scalare palleggiando il porticato di San Luca a Bologna.
Una mattinata tra uomini che hanno storie importanti e anche dolorose alle spalle, ma che ora hanno intrapreso la strada della solidarietà.
Il vento del perdono, dal titolo di un bel film di qualche anno fa con Robert Redford.
Tiziano Conti