Riceviamo dal PD che ha dato a Salvini il Governo del Paese
Durante l’ultimo Consiglio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna il Capogruppo del PD Lorenzo De Benedictis è intervenuto, durante lo spazio dedicato alle comunicazioni dei Consiglieri, sulla vicenda Regeni e le derive autoritarie dell’attuale Min. dell’Interno.
Il testo del suo intervento:
‘’Chi, come noi, ricopre il ruolo di amministratore locale sa bene quanto vadano calibrate le parole che si usano: sia nei consessi dove svolgiamo il nostro ruolo, sia quando leviamo la giacca da amministratori e ci ritroviamo ad affrontare la nostra quotidianità.
L’intervento di oggi non vuole essere una visione romantica di quello che dovrebbe essere il ruolo di chi fa politica, piuttosto un modo rispettoso di vivere la propria quotidianità per il rispetto delle stesse istituzioni democratiche.
Credo di poter parlare a nome di tutti quando dico che siamo tutti un po’ nostalgici del modo con cui in passato si affrontava il ruolo istituzionale; ma se oggi il modello diventa un Ministro dell’attuale Governo, quanto tempo passerà prima che la deriva arrivi fino a questo consiglio?
Dal punto di vista politico dal 4 Marzo ad oggi molte cose sono cambiate, soprattutto per chi come me milita in un partito che dal 2014 ad oggi ha visto fallire interi progetti di governo.
Nonostante tutto, il rispetto per le istituzioni non è mai venuto meno e questo mi permette ancora di militare in questo partito con orgoglio – anche perché non siamo complici di un’altra triste pagina della storia di questa Repubblica, l’ennesima.
Parlare di un Governo che si è insediato da poche settimane potrebbe scontrarsi con chi ancora crede che i risultati di certe azioni si verifichino nel lungo periodo: molte volte capita di leggere “lasciamoli lavorare e poi vediamo”.
In una società che cambia in maniera più lenta rispetto all’evoluzione tecnologica, possiamo però permetterci di dire che abbiamo già visto abbastanza azioni per capire dove andremo a finire.
Ed è su questo che vorrei incentrare il mio ragionamento.
Riporto ora alcune dichiarazioni rilasciate e azioni concrete fatte da un membro dell’attuale governo: – Censimento Rom;
Messa in discussione dei Vaccini;
Infranto e messa in discussione di trattati internazionali;
Votato contro la revisione del Trattato di Dublino;
Offeso varie figure europee;
Fatto asse con Putin e Orban;
Chiesta revoca della scorta a chi lo contraddice;
Bestiale retorica della paura per quanto concerne l’immigrazione – senza spiegare che non c’è nessun nesso tra l’arrivo dei migranti e la povertà degli italiani.
Uno dei fatti più spaventosi, però, è relativo alla vicenda “Regeni” e a tutte le dinamiche scaturite a ridosso dell’ennesima folle dichiarazione.
A inizio giugno sempre lo stesso Ministro ha dichiarato che la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni è una questione della famiglia – liquidando così reati come la tortura e l’assassinio di un cittadino Italiano all’estero (fortuna che prima venivano gli italiani). Questo perché secondo il ministro sarebbe fondamentale “avere buone relazioni con un paese importante come l’Egitto”. E dire che il 13 Aprile aveva dichiarato che su questa questione l’Italia avrebbe dovuto fare molto di più. Fortunatamente però mentre un Ministro diceva queste illazioni un Euro-deputato del Partito che rappresento, in accordo con la famiglia Regeni e il loro avvocato, senza clamori mediatici, scriva una lettera alle autorità Egiziane e all’Alto Rappresentante Mogherini (firmata da altri Euro-deputati di tutta Europa e sui cui Amnesty International Italia ha portato avanti una raccolta firme di Parlamentari italiani di tutti gli schieramenti, e ripeto tutti) per chiedere la fine delle persecuzioni e delle reclusioni ingiustificate di chi si batte per la difesa dei diritti umani e dello Stato di Diritto in Egitto. Con particolare riferimento ad Amal Fathy, arresta per ‘’incitamento al rovesciamento del sistema, pubblicazione di menzogne e cattivo uso dei social media’’ – suo marito, guarda caso, è il Direttore della Commissione Egiziana per la libertà e i diritti, nonché consulente legale della famiglia Regeni nella ricerca della vita sulla morte di Giulio.
Mentre succedeva questo, a Ivrea, in Italia, durante un comizio del Ministro, 2 persone – dopo aver mostrato un cartello come quelli che abbiamo imparato a riconoscere porgendo lo sguardo alle sedi comunali di molte città italiane – venivano fermate e identificate.
La prima vera azione concreta e tangibile di come agisce e agirà questo governo? A mio avviso il nostro compito di amministratori è anche quello di contrastare/denunciare/tenere alta l’attenzione rispetto a queste derive autoritarie. Esprimere il proprio parere per la ricerca della verità di un proprio connazionale è una battaglia legittima legittima e non si doveva impedire di esprimerla.
A voce alta, quindi, ripeto “Verità per Giulio Regeni”, il Ministro mandi qualcuno a fermare e a identificare anche me. ‘’