Lugo è sempre stata una città di benessere diffuso, con picchi di ricchezza manifesta nella nobiltà di antica origine, nelle famiglie borghesi più in vista, nei proprietari terrieri, negli abili commercianti di vario genere. Eppure la grande massa di popolazione viveva in condizioni molto meno vantaggiose sia in città che nei sobborghi e campagne.
C’era anche una povertà estrema in famiglie che faticavano a vivere giorno dopo giorno, con scarsi aiuti dallo Stato Pontificio prima del 1860 e poi dal Regno d’Italia nei decenni successivi.
Anche dopo la Seconda Guerra queste ultime condizioni rimasero dappertutto, aggravate dai disastri bellici e dalla difficoltà a far ripartire gli ingranaggi economici logorati dalla dittatura e dal conflitto.
La povertà colpiva intere famiglie ma a subirne le condizioni erano soprattutto gli anziani, che già avevano patito le sofferenze della guerra precedente.A molti non restava che l’ospizio, luogo detestato ma necessario per raggiungere la minima soglia di cura e attenzione verso uomini e donne che ormai erano ai margini della nuova società che si stava prospettando.
C’era anche chi si perdeva in un paradiso liquido e alcolico per dimenticare la propria misera condizione ed accelerare un sicuro trapasso verso un’altra vita. Il vino era la droga popolare del tempo e molti sprofondavano in continui eccessi accasciati nelle numerose osterie che costellavano la città.