A conclusione del pellegrinaggio alla Basilica del Piratello, nella Festa della divina Misericordia
Non è per pura coincidenza che il nostro pellegrinaggio di riparazione al santuario della Beata Vergine del Piratello si svolge nella seconda domenica di Pasqua, festa della divina Misericordia.
Vogliamo approfittarne per riscoprirla, in questo luogo e in questo giorno che nel quale ricordiamo anche la locuzione dell’immagine al devoto Stefano Mangelli, prendendo più viva coscienza di noi stessi, della nostra comune storia e della nostra reciproca appartenenza, ma soprattutto della grazia elargita all’umanità in un momento drammatico, attraverso il Giubileo straordinario.
Esso può assomigliare ad una grande amnistia, riferita non alle infrazioni delle leggi umane ma alle colpe morali, mentre in realtà il suo significato e il suo valore sono più ampi, come appare dalle letture che sono state proclamate e dalle preghiere della liturgia di oggi.
Si tratta infatti di comprendere, anzi di sperimentare «l’inestimabile ricchezza del battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del sangue che ci ha redenti». Da “pagani battezzati”, oggi siamo chiamati a diventare testimoni-missionari.
Non possiamo più vivacchiare, preoccupati soltanto di difendere il benessere materiale o le nostre conquiste sociali dai supposti “invasori”. Non siamo più “società cristiana”, siamo minoranza? Non importa: purché ci decidiamo a ratificare con le parole e con la vita l’atto di fede sulla base del quale siamo diventati cristiani e abbiamo ricevuto in dono lo Spirito Santo.
Come possiamo deciderci? Stando alla presenza di Gesù, il quale ci rivolge queste parole: «Non temere, io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi». Non ripiegarti su te stesso, guarda a me: guarda le mie mani trapassate dai chiodi, stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente.
Prendi sul serio la realtà della mia passione, che continua nella Chiesa perseguitata e condividila con i sofferenti nel corpo o nello spirito. Amami intensamente in ciascuno di loro, sacrificando per loro tempo e occupazioni. Lasciati conquistare dal mio amore per te, manifestato in tanti modi a partire dai sacramenti del battesimo e dell’Eucaristia. Non essere più un cristiano a metà, che segue una doppia morale, a seconda dell’ambiente in cui si trova, che ha paura a chiamare le cose con il loro nome, a chiamare male il male e bene il bene, mentre non è capace di amare i peccatori, correggendoli, di pregare per chi lo discrimina e di impegnarsi fattivamente per il bene comune.
Questa, solo questa è la risposta che mi aspetto alla rivelazione della Misericordia del Padre mio; ed è anche la risposta che si aspetta tanta gente la quale, non avendo ricevuto direttamente il dono della fede, dipende da quella degli altri e si salverà solo insieme ad altri.
Cari fratelli e sorelle, l’immagine della Madonna verrà amorosamente e sapientemente restaurata, tornerà come prima: la nostra devozione, se in questi anni si è indebolita, tornerà come prima? Non parlo di numeri, non parlo di folle, ma di qualità, di autenticità.
La vera corona della Madonna – lo sappiamo bene – siamo noi. Chiedo a me stesso e a voi: è una corona di valore o di latta? Vogliamo ricollocarla subito dov’era, riportando la devozione alla Madonna al suo posto nella nostra vita? Rispondiamo anche con le parole, dicendo: sì, lo vogliamo.
Invochiamo dunque la Misericordia divina su noi stessi e anche sull’incauto ladro che pensava di arricchirsi materialmente, impoverendosi moralmente, ma è rimasto deluso. Spero ancora che si penta, restituisca, riceva il perdono e cambi stile di vita. Così e solo così la riparazione sarà completa”.